La Betty


Ecco a voi: Betty!

 
Anche se alla fine, non potendo estinguere quel dannato mutuo, la casa di Feltre sarebbe andata a finire alla Banca, lei a tutti i costi voleva conservarla – per quanto possibile – in uno stato decoroso, pulito e decente, mostrando di non lasciare che quell’immobile, pur già vecchio e decrepito, con un tetto mezzo barcollante e pericoloso, venisse abbandonato a se stesso. Gioie e dolori, potremmo dire, nei riguardi di quella casa che anche per me era stata per quattro anni rifugio di vacanze estive con lei. Beh… il primo anno non furono proprio ferie, anzi: pulizia, recupero pietre e scarti di materiale vario, sistemazione con cemento, chiodi, lavori di elettricità, di consolidamento, su e giù dalle scale pericolanti in legno, avanti e indietro dalla piazzola ecologica almeno due volte al giorno con l’auto, non mia fortunatamente, strapiena di materiale da buttare… Alla fine ritornai a Bergamo sì contento, ma estremamente esausto e con la necessità di vere e proprie ferie. Ma lei – secondo voi, si accontentò? – l’anno seguente si mise in testa di rifare la soletta instabile. Per questo serviva… la famosa Betty. Comprata in occasione (€100) all’ipermercato, occorreva però assemblarla. Prova e riprova, non riuscivamo… o non funzionava a dovere, mancavano pezzi oppure erano in esubero. Ecco fortunatamente apparire un angelo in aiuto: Massi che compreso il problema e tutto lo sforzo profuso da parte mia e Vera, con un sorriso di comprensione, in quattro e quattr’otto mise in funzione Betty. Così partimmo per le ferie feltrine. Al lavoro della soletta si aggregò un altro angelo, pure lui di nome Massi, ma di Villaga. Portò anche altri strumenti in aiuto a Betty, consigliò circa il cemento e gli accessori per rendere più leggero lo strato della pavimentazione. Poi via al lavoro strenue e accanito, ma che rendeva quell’avventura un’esperienza di amicizia davvero unica, sostenuti da Valentina che, accanto a suo marito Massi, collaborava allestendo merende e pause caffè.