“Cresima(t)ta”!
“La Pentecoste… è la discesa degli
apostoli… no… Lo Spirito dopo cinquanta giorni scende sui discepoli… Ma vedi
che non riesco a impararla? ... Ascensione… no… Pentecoste… Gesù che manda
sugli apostoli lo Spirito Santo… Cinquanta giorni dopo la Pasqua… Per fare? ...
Ah, sì: per mandarli a portare il Vangelo… L’Ascensio… no… La Pentecoste! ...
Ma non mi resta in mente proprio! ... La Pentecoste… cinquanta… apostoli…
discepoli… Per essere testimoni… Perché? ... Ah, sì: avevano paura… Lo Spirito
scende per mandarli… sì, per essere forti…”.
Passeggiando quella sera per la città, si fece ripetere la
definizione della Pentecoste più e più volte, confondendo, esitando, ricordando
un po’… L’avrà ripetuta chissà quante volte, sempre in modo diverso, ma
ostinandosi a volerla concludere bene quella definizione. Finchè io, stanco per
il protrarsi del lungo cammino e delle innumerevoli ripetizioni, un po’
spazientito, appena riuscì a formularla in un ennesimo tentativo andato
stavolta a buon fine, decretai con un sorriso deciso e un po’ severo: “Basta,
basta! Bene così! Brava! Hai visto che sei riuscita? Proprio come con l’Ave
Maria…”. Lei mi osservò con uno sguardo umile e fiducioso; poi, accelerando di
un poco il passo, mi sorrise invitandomi: “Cantiamo: il Signore è il mio
pastore?” E sì, cantammo quella melodia per un po’, procedendo a passo
cadenzato in mezzo alla strada deserta e silenziosa del lockdown di quella
sera.
Aveva deciso qualche anno prima di ricevere la Cresima insieme a
un gruppetto di altri giovani/ adulti un sabato sera dell’aprile 2013, alla
messa prefestiva, presso la parrocchia di Loreto; ebbe un bel momento di
serenità sia per lo Spirito Santo che si sentiva di aver ricevuto, sia perché
con quel gruppetto di cresimati aveva condiviso l’amicizia durante il corso e
nella festa di quella sera… ed infine perché, anche col piccolo rinfresco dopo
la cerimonia, aveva ritrovato altre persone amiche che in quella circostanza
avevano condiviso con lei quel momento tanto caro.
E io le feci indegnamente da padrino…
Ricevendone indegnamente in cambio, ora, lo spirito della sua
sana pazzia…
Appena ricevuto lo Spirito e subito
lo sprizza a mo’ di uno Spritz! ...
Irrefrenabile…
Imprevedibile…
Incontrollabile…
Impensabile…
Inimitabile…
Indomabile…
Inderogabile…
Ecco i Sette Doni dello Spirito Santo
di Veronica!
ORDINE O PERFEZIONE E’ IL PARADISO?
In Paradiso c’è ordine.
Tutto è al suo posto, niente è fuori dal suo posto.
E non emerge tanto la perfezione delle realtà, no.
L’impressione prima è proprio l’ordine. E anche tu, ti
senti ordinato: al posto dove sei corrisponde sempre
il
posto dove devi essere.
È una meraviglia questo ordine, perché ogni realtà,
pur
separandosi da un contesto, guardandola, sai già dove
va a
trovarsi, dove è il suo ordinamento.
Questo ordine non è una realtà statica, per la
quale dici: c’è ordine; ma è un dinamismo, un
orientamento
verso un Centro dove tutto è ordinato e da cui è
meravigliosamente
regolato.
Il Paradiso mi dà l’idea di essere come una
meravigliosa
e ordinata ragnatela sempre in espansione,
all’infinito.
O un grande alveare in continua evoluzione, dove le
api
vanno e vengono, depositandovi prelibato nettare. O un
formicaio in cui si può ammirare, nella piccolezza,
l’ordine
accurato e il movimento orientato alla vita.
Questa immagine delle formiche, ora, la vedo applicata
in questo brulicare silenzioso e operoso di gioia.
La piccolezza delle realtà del Paradiso, pur
mantenendo
la loro caratteristica di infinità ed eternità, ti fa
considerare
con ancor più attenzione e cura tutto ciò che sta
avvenendo. Ogni piccola presenza è preziosa; ogni
piccolo passo è decisivo, ogni piccolo atteggiamento
ti fa
gustare meglio il sapore dell’infinito e il valore
dell’eternità.