Il balzo della rana


Il balzo della rana

(L’ultima danza)

 


Qualche giorno prima del tragico evento, eccola riordinare i suoi effetti personali a scartarne altri e fare ordine negli armadi. “Brava, bene, fai ordine” la esortai, vedendo che finalmente dava un nuovo aspetto alla sua stanza. Non sembrava neanche il suo stile, quello di avere tutto in ordine… e non immaginavo certo il vero perché.

“Non voglio approfittare della tua ospitalità. E’ giusto che tu sia più libero, come io, e vada in casa di “chi di dovere”. Bene per tutti ed è giusto”.

“Ma se non ti accettano?” ribattei, sapendo già come finiva la storia di quegli incontri.

“No, questa volta porto anche un contributo in denaro, così mi si apriranno meglio le porte…”. Rimasi in silenzio e la cosa passò oltre.

Domenica 21 giugno, verso le quattro del pomeriggio…

Sono sereno sulla terrazza a rilassarmi… tutto è tranquillo, molto, molto, ma molto tranquillo. Tant’è che assaporo quasi un clima di vacanza, un’atmosfera quasi magica e serena, che apprezzo con meraviglia e stupore come situazione non mai capitata prima. Chiamo Veronica al telefono ben tre volte – come spesso accade, non risponde… – per sentire all’indomani, lunedì, mio giorno libero in quanto potremmo andare a Riva di Solto… sentirò Giovanni più tardi per accordarci. Mentre torno a rilassarmi sulla sedia a sdraio, all’improvviso un mazzo di fiori artificiali, posto nel vasetto sulla parete, cade a terra. Che strano – mi dico – non c’è neanche vento… Lo raccolgo e per sistemarlo meglio nel vasetto cerco un sasso, un peso che faccia da fermo… cerco qua e là, finchè guardando in un armadio del salone trovo accantonate quattro rane di materiale solido e di un certo peso. Penso che una di esse possa far da fermo per i fiori… le prendo e… acc…… una di esse mi casca dalle mani e finisce a terra. La raccolgo… fortunatamente non si è rotta… e la appoggio come fermo… no, ci ripenso e dico a me stesso che fermerò in altro modo i fiori. Appoggio le quattro rane tutte insieme in un vaso grande, con una pianta vera… Vera…

 

Dopo aver celebrato la S. Messa della Domenica sera, telefono a Giovanni per prendere finalmente accordi per il giorno successivo…“Pronto, Giova” “Don... Veronica… si è impiccata!!!...” ed è uno squarcio nel cuore. Trasalisco, sconvolgo in un baleno cuore, anima e mente… Riprendo la comunicazione con un interlocutore dell’Arma che mi spiega cosa è successo. In quattro e quattr’otto con don Mario andiamo a casa di Giovanni, mentre un sole mai visto con il suo abbagliare impedisce di distinguere la strada e ci obbliga a procedere con cautela. Arriviamo. Nuvoletta, giace triste e ci accoglie con un guaito. In casa, Giovanni non è più lui. Di sotto, tutto è compiuto. Sopra, tutto è sconvolto. Si cerca in quel cruento silenzio qualche parola di conforto, ma solo star lì con Veronica ormai spenta fa percepire, fino alle viscere, il mistero della vita e della morte che in quel tragico momento si abbracciano strettamente nel cruciale silenzio di un perduto Amore.

IN PARADISO CI SI DOMANDA ANCORA…?

In Paradiso si può davvero dire che ogni interrogativo

trova la sua risposta. Anche se gli interrogativi rimangono.

Restano come domande sotto forma di desideri di ricerca,

nelle scelte che si fanno, nel chiedersi come procedere,

come vivere la realtà che ti si presenta. E la risposta è

subito pronta, la scelta è subito fatta. Ma gli interrogativi

restano e riappaiono, come stimoli all’avventura e al procedere

nel cammino. Non sono dunque gli interrogativi

del non conoscere, ma del sapere e gustare maggiormente,

sempre più, e senza fine.

Sono gli interrogativi della meraviglia, della contemplazione,

della gioia e dell’intensità della festa

Ma il più importante interrogativo, la domanda più profonda

e sempre aperta, riguarda Colui che è il Paradiso:

chi è? È la domanda di sempre e di tutti, forse la più elementare,

eppure sempre anche la più indefinibile, anche

qui. Vivi in questa Presenza, eppure non la esaurisci mai.

Sai chi è, ma non in modo completo.

Colui che è il Paradiso non si esaurisce mai né mai ti

esaudisce completamente in una risposta, nemmeno qui in

Paradiso. Il Paradiso è una grande domanda, un interrogativo

che continuamente ti si propone, un punto di domanda

senza parole, di fronte al quale tu riaffermi le tue scelte,

rafforzi il tuo procedere, intensifichi il tuo essere e

vivere in questa realtà.

Il Paradiso suscita la domanda e dona la risposta, continuamente,

e sempre di più. Il Paradiso ti attende, ti invita,

ti propone il desiderio. E allora ti accorgi di essere più

libero che mai. Ognuno qui in Paradiso è un interrogativo,

è un segno del mistero di questa gioia.

Lo sento che pone la domanda di me, e a me. Lo percepisco

porre la domanda su ogni realtà che vive, e porsi la

domanda nei confronti di Colui che è il Paradiso. La risposta

è già nella domanda: illuminata.